A Trieste lo scontro tra i colossi mondiali Cina e Usa. Grandi assenti: i Triestini!

Negli ultimi giorni, i media locali triestini hanno evidenziato la notizia del ‘probabile’ passo indietro cinese relativamente al porto di Trieste. Il motivo: gli USA avrebbero messo sulla lista nera alcune aziende collegate con quella che avrebbe investito a Trieste. Il condizionale è d’obbligo, anche perchè non ci sono notizie certe, quindi si può solo ipotizzare tutto e niente. Una possibilità è quella che le notizie siano vere, e che quindi la via della seta farà ‘el giro lungo’, sbarcando altrove (Pireo?), con i cinesi che accettano a malincuore il famoso voltafaccia italico.
Un’altra opzione però è che forse le cose non stiano proprio così. I cinesi infatti non apprezzano chi torna sui suoi passi dopo aver siglato un accordo, ed è difficile credere che si tirino indietro tanto facilmente (Hong Kong – anche se diverso – ne è un chiaro esempio). Un altro esempio è il seguente. Voi volete comprare una casa (perfetta per voi) firmate un accordo preliminare e poi il venditore si tira indietro. Cosa fareste se scopriste che la casa non è sua? Sicuramente andreste dal vero proprietario per trattare con lui (ed intanto chiedereste i danni all’altro…). Questa è una delle opzioni in ballo, e cioè che i cinesi si rivolgano direttamente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per avere accesso alla parte dello scalo internazionale triestino che le spetta di diritto. E forse potrebbero agire in maniera importante, rimettendo in agenda la nomina del Governatore di Trieste, che – si sa – e tutt’ora da nominare. Americani permettendo, perchè anche loro sono stanchi dei voltafaccia italiani, e per loro l’opzione migliore potrebbe essere quella di riprendere il controllo di Trieste insieme agli inglesi (e tra tre mesi c’è la Brexit… chi pensate che potrebbe usufruire degli stessi vantaggi in porto a cui puntano i cinesi?) Entrambi i casi favorirebbero la città. Quindi cosa manca? Mancano i Triestini, i quali devono al più presto dare un segnale di discontinuità col passato recente, dimostrando di essere pronti ad un cambiamento che può solo portare ricchezza e benessere. Questo è il momento giusto, e difficilmente si ripresenterà. Non ci sono più scuse: quando ci sono rischi, e lì che si presentano le opportunità. Si fa (e ci si rialza in piedi) o non si fa – e si crolla sotto il peso della recessione dell’amministratore italiano (di cui in troppi ancora non hanno compreso la catastrofica portata). “Tertium non datur”. Agire ora prima che sia troppo tardi, perchè il benessere di prima – nella circostanza odierna – non tornerà mai più, sempre che i Triestini non prendano in mano il loro stesso destino, dando finalmente un segnale forte e chiaro che i potenti non potrebbero che ricevere positivamente. Basta poco, ma quel poco può cambiare tutto, solo però se si agisce nel breve periodo. E comunque sia, i Triestini non hanno più nulla da perdere, anche se ancora non lo sanno.