Ad un anno dalla sottoscrizione del Trattato di Pace, nel 1948, il Territorio Libero di Trieste non aveva ancora potuto dimostrare tutto il suo potenziale economico, sociale e politico.
Quel progetto voluto dalla comunità internazionale per questo Territorio, nato quasi contestualmente con le Nazioni Unite per essere modello di Pace e Convivenza, non riusciva ad essere compreso.
In quel periodo, la “Trieste che conta” d’allora, pensò di far una richiesta al Presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, partecipando alla sottoscrizione di questo documento.
I vari rappresentanti Politici italiani, Amministrazioni civili, Istituzioni sociali, economiche religiose ecc… proclamarono solennemente l’indefettibile attaccamento del Popolo di Trieste alla madre patria e protestarono contro le ingiustizie sancite dal Trattato di Pace ai loro danni.
tra i firmatari (più di 100) troviamo anche il futuro sindaco di Trieste, l’Ing. Gianni Bartoli (detto “Gianni lagrima” perché si commuoveva facilmente), il quale, assieme agli altri, reclamò “che sia posta fine a questa iniqua ed intollerabile situazione e che il Territorio Libero di Trieste sia senza indugio restituito alla sovranità italiana”.
Probabilmente questa missiva pilotata da apparati governativi italiani, diede inizio ad una serie di tensioni nella nostra città che dopo qualche anno, sfociarono negli scontri del 3 Novembre 1953.